Dopo il vertice con il governo sull’ex Ilva, i sindacati dei metalmeccanici danno inizio ad una nuova protesta.
Le aspettative non erano tante di certo, ma un finale così “disastroso” non lo avevano di certo immaginato. Ed è così che, dopo l’incontro con il governo sull’ex Ilva a palazzo Chigi andato male, i sindacati dei metalmeccanici non hanno esitato ad annunciare uno sciopero di 8 ore. Le risposte che hanno ricevuto sono davvero “preoccupanti”.
Lo sciopero di 8 ore
“È andato malissimo anche rispetto alle aspettative che erano minime”, dice il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, annunciando otto ore di sciopero unitario in tutti gli stabilimenti per il prossimo 23 novembre.
“Abbiamo ricevuto risposte talmente preoccupanti che ovviamente ci hanno lasciato con più dell’amaro in bocca”, spiega il sindacato, riferendosi al Governo Meloni che ha subordinato “ogni decisione dall’assemblea dei soci prevista per il 23 novembre”.
Ex Ilva: cosa deciderà Acciaierie d’Italia?
Lo sciopero è stata programmata infatti, in concomitanza all’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia – la holding che controlla il gruppo siderurgico – in cui si capirà se il socio intende restare e investire ancora in Italia.
“ArcelorMittal non può tenere in ostaggio il Paese“, dice il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, mentre il segretario generale della Fim Cisl, Roberto Benaglia precisa che il governo promette comunque che “lo stabilimento non chiuderà”.
I sindacati continuano a chiedere che lo Stato acquisisca la maggioranza del capitale di Acciaierie d’Italia (attualmente al 38% contro il 62% di Mittal), chiedendo maggiori dettagli sul memorandum sottoscritto dal governo. “Siamo al punto finale”, avevano detto.